giovedì 21 maggio 2009

Il racconto di Lidia

Durante la guerra la città era deserta gli americani erano dappertutto (stazione ecc … )
“ mi ricordo che quando ero bambina ne combinavo di tutti i colori, noi abitavamo di fronte la stazione, cosi mi venne l’idea di dare del vino agli americani, loro mi regalarono tanti cioccolati e dolci vari. Però ogni volta non potevo dare loro molto vino allora lo diluii con dell’acqua e loro capendo che il sapore era diverso se ne accorsero e volevano darmi una bella lezione, io ero nei pressi e vidi che iniziarono ad avvicinarsi a me cosi iniziai a correre a un certo punto mi infilai in una pianta e poi rientrai a casa dal giardino.” La scuola era obbligatoria fino alla scuola elementare, c’era solo un insegnante, il rapporto tra gli alunni e l’insegnante era di assoluto rispetto e di distacco. I banchi erano di legno e fatti per due persone senza il sotto per posare i libri, per scrivere si usava la penna che si doveva bagnare nell’inchiostro, (avere una bella grafia era fondamentale perché era una materia), la scuola si raggiungeva a piedi e i libri si portavano con una cartella. Le donne per cucinare usavano i grembiuli e gli uomini per lavorare (corte d’appello) usavano la divisa soprattutto al tempo del fascismo. I bambini e i ragazzi per andare a scuola usavano la divisa invece la domenica si mettevano i vestiti nuovi. La madre era più rigorosa con il padre c’era un rapporto un po più aperto. Per sposarsi bisognava portare lo sposo dai genitori per sapere il loro parere e per avere il consenso.
“ mi ricordo che mia sorella per sposarsi portò a casa un ragazzo, ma mia madre non voleva assolutamente perché non lo riteneva adatto. Un giorno mentre mia sorella era nadata dalla sarta (che era molto vicino a casa nostra) ci furono dei bombardamenti; questo ragazzo vide che la bomba stava cadendo molto vicino alla nostra zona cosi di corsa arrivo dalla sarta e tirò fuori mia sorella dalle macerie cosi mia madre e anche mia sorella capirono che era lui l’uomo che doveva sposare.
” Le festività si festeggiavano in famiglia, per esempio il 16 dicembre iniziavano le novene e finivano il 25 dicembre, pregando la madonna si ballava tutti insieme. Si pranzava quando tornava a casa il capo famiglia. Durante il pranzo i genitori discutevano perché non c’era la tv.

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